No Comment
Etichette:
Stati Uniti d'America
Gli Stati Uniti d'America (in inglese United States of America, abbreviato U.S.A.) sono una repubblica federale democratica dell'America Settentrionale. Confinano a nord con il Canada e a sud con il Messico, mentre ad est e ad ovest sono bagnati rispettivamente dall'Oceano Atlantico e dall'Oceano Pacifico. Le acque territoriali dell'Alaska confinano con la Russia (Stretto di Bering).
Già economicamente molto sviluppati alla fine del XIX secolo, dopo la seconda guerra mondiale sono diventati una superpotenza economica, militare e culturale, la prima nel mondo per prodotto interno lordo. Dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, sono rimasti l'unica superpotenza.
Il sostantivo "America" deriva dal nome dell'esploratore italiano Amerigo Vespucci, che per primo riconobbe di essere di fronte a un nuovo continente, e non, come si credeva, ad alcune isole asiatiche. La prima volta che comparve il nome "America" fu nella Cosmographiae Introductio, pubblicata nel 1507 dal cartografo tedesco Martin Waldseemüller, che propose di dare al "nuovo continente" il nome di Vespucci.
Inizialmente il nome "America" fu utilizzato per il Sud del continente. Successivamente venne esteso anche alla parte Nord. Ma fu Benjamin Franklin, mediante fitti rapporti epistolari con personalità di ogni classe, a diffondere la parola americani (parola individuante un unico popolo), così da renderla d'uso comune[citazione necessaria].
Prima della colonizzazione europea delle Americhe, processo che iniziò alla fine del XV secolo, il territorio oggi appartenente agli Stati Uniti era abitato esclusivamente da varie tribù indigene, inclusi i nativi dell'Alaska che migrarono in Nordamerica durante un periodo di tempo che potrebbe essere iniziato 35.000 anni fa e potrebbe essere finito 11.000 anni fa.[1]
I primi europei a mettere piede sul suolo di quelli che poi divennero gli Stati Uniti furono probabilmente i Vichinghi guidati da Erik il Rosso, facilitati nelle loro navigazioni da un clima relativamente caldo (vedi periodo caldo medioevale). Il nome che essi diedero a questa prima colonia fu infatti Vinland, terra della vite, a sottolineare come avessero trovato un terreno molto fertile.
Di loro si hanno tracce certe sull'isola di Terranova, ma è probabile che si siano spinti anche più a sud. I loro insediamenti non ebbero però successo, probabilmente a causa delle malattie, dell'ostilità degli indigeni e dell'esiguo numero dei coloni.
Cristoforo Colombo, nel suo tentativo di aprire una nuova via per le Indie, sbarcò il 12 ottobre 1492 nelle isole caraibiche. Solo anni più tardi raggiunse la massa meridionale del continente, mentre nelle terre attualmente governate dagli Stati Uniti non mise mai piede.
Contemporaneamente ai britannici, il territorio venne occupato e sfruttato da olandesi, svedesi, spagnoli e francesi, ma la classe dominante rimase quella di discendenza inglese.
L'origine della nazione statunitense risale alla Dichiarazione di Indipendenza delle tredici colonie britanniche (gli attuali Stati di New York, Rhode Island, New Hampshire, Massachusetts, Pennsylvania, Virginia, North Carolina, South Carolina, Georgia, Maryland, Delaware, Connecticut e New Jersey), che nel 1776 si proclamarono libere e indipendenti, dopo aver convenuto a formare una federazione fra loro.
Nel corso di svariati conflitti con le popolazioni native, in primis le Guerre Indiane il territorio degli attuali Stati Uniti si estese progressivamente principalmente verso ovest.
La struttura politica originale (1777) era una confederazione, ratificata successivamente nel 1781 con il nome di Articoli della Confederazione. Dopo un lungo dibattito, questi vennero sostituiti dalla Costituzione, nel 1789, di un governo federale più centralizzato.
Durante il diciannovesimo secolo si sono aggiunti molti nuovi stati ai 13 fondatori e i confini della nascente nazione si sono estesi per tutto il Nord America, acquisendo anche un certo numero di possedimenti oltreoceano. Nel 1812 gli Stati Uniti tentarono, senza riuscirci, di prendere il controllo del Canada (Guerra del 1812) mentre nel 1848 una vittoriosa guerra contro il Messico portò alla annessione della California e del New Mexico. Due esperienze traumatiche importanti per la nazione furono la guerra di secessione americana (1861-65) e la Grande Depressione degli anni trenta.
Ai primi del Novecento gli Stati Uniti d'America si imposero come potenza economica mondiale dominante, arrivando a ricoprire (prima dell'inizio della Seconda guerra mondiale) all'incirca il 50% della produzione mondiale. Dopo la conclusione della seconda guerra mondiale (1945), stante l'importanza del ruolo che vi avevano avuto, divennero la principale potenza mondiale anche dal punto di vista politico, insieme all'U.R.S.S, assumendo poi la posizione di guida delle potenze capitalistiche durante la Guerra Fredda. Dopo il 1945, gli Stati Uniti sono stati variamente coinvolti, stante il ruolo di superpotenza, in diversi conflitti extraterritoriali. La loro posizione si è ulteriormente rafforzata col crollo della rivale Unione Sovietica (1991) e la sua frammentazione. In seguito all'attacco terroristico al World Trade Center, avvenuto l'11 settembre 2001, gli Stati Uniti hanno esteso la cosiddetta lotta al terrorismo oltre i confini nazionali, ingaggiando guerra in Afghanistan contro i talebani e in seguito in Iraq contro la dittatura di Saddam Hussein e i suoi sostenitori iracheni.
Già economicamente molto sviluppati alla fine del XIX secolo, dopo la seconda guerra mondiale sono diventati una superpotenza economica, militare e culturale, la prima nel mondo per prodotto interno lordo. Dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, sono rimasti l'unica superpotenza.
Il sostantivo "America" deriva dal nome dell'esploratore italiano Amerigo Vespucci, che per primo riconobbe di essere di fronte a un nuovo continente, e non, come si credeva, ad alcune isole asiatiche. La prima volta che comparve il nome "America" fu nella Cosmographiae Introductio, pubblicata nel 1507 dal cartografo tedesco Martin Waldseemüller, che propose di dare al "nuovo continente" il nome di Vespucci.
Inizialmente il nome "America" fu utilizzato per il Sud del continente. Successivamente venne esteso anche alla parte Nord. Ma fu Benjamin Franklin, mediante fitti rapporti epistolari con personalità di ogni classe, a diffondere la parola americani (parola individuante un unico popolo), così da renderla d'uso comune[citazione necessaria].
Prima della colonizzazione europea delle Americhe, processo che iniziò alla fine del XV secolo, il territorio oggi appartenente agli Stati Uniti era abitato esclusivamente da varie tribù indigene, inclusi i nativi dell'Alaska che migrarono in Nordamerica durante un periodo di tempo che potrebbe essere iniziato 35.000 anni fa e potrebbe essere finito 11.000 anni fa.[1]
I primi europei a mettere piede sul suolo di quelli che poi divennero gli Stati Uniti furono probabilmente i Vichinghi guidati da Erik il Rosso, facilitati nelle loro navigazioni da un clima relativamente caldo (vedi periodo caldo medioevale). Il nome che essi diedero a questa prima colonia fu infatti Vinland, terra della vite, a sottolineare come avessero trovato un terreno molto fertile.
Di loro si hanno tracce certe sull'isola di Terranova, ma è probabile che si siano spinti anche più a sud. I loro insediamenti non ebbero però successo, probabilmente a causa delle malattie, dell'ostilità degli indigeni e dell'esiguo numero dei coloni.
Cristoforo Colombo, nel suo tentativo di aprire una nuova via per le Indie, sbarcò il 12 ottobre 1492 nelle isole caraibiche. Solo anni più tardi raggiunse la massa meridionale del continente, mentre nelle terre attualmente governate dagli Stati Uniti non mise mai piede.
Contemporaneamente ai britannici, il territorio venne occupato e sfruttato da olandesi, svedesi, spagnoli e francesi, ma la classe dominante rimase quella di discendenza inglese.
L'origine della nazione statunitense risale alla Dichiarazione di Indipendenza delle tredici colonie britanniche (gli attuali Stati di New York, Rhode Island, New Hampshire, Massachusetts, Pennsylvania, Virginia, North Carolina, South Carolina, Georgia, Maryland, Delaware, Connecticut e New Jersey), che nel 1776 si proclamarono libere e indipendenti, dopo aver convenuto a formare una federazione fra loro.
Nel corso di svariati conflitti con le popolazioni native, in primis le Guerre Indiane il territorio degli attuali Stati Uniti si estese progressivamente principalmente verso ovest.
La struttura politica originale (1777) era una confederazione, ratificata successivamente nel 1781 con il nome di Articoli della Confederazione. Dopo un lungo dibattito, questi vennero sostituiti dalla Costituzione, nel 1789, di un governo federale più centralizzato.
Durante il diciannovesimo secolo si sono aggiunti molti nuovi stati ai 13 fondatori e i confini della nascente nazione si sono estesi per tutto il Nord America, acquisendo anche un certo numero di possedimenti oltreoceano. Nel 1812 gli Stati Uniti tentarono, senza riuscirci, di prendere il controllo del Canada (Guerra del 1812) mentre nel 1848 una vittoriosa guerra contro il Messico portò alla annessione della California e del New Mexico. Due esperienze traumatiche importanti per la nazione furono la guerra di secessione americana (1861-65) e la Grande Depressione degli anni trenta.
Ai primi del Novecento gli Stati Uniti d'America si imposero come potenza economica mondiale dominante, arrivando a ricoprire (prima dell'inizio della Seconda guerra mondiale) all'incirca il 50% della produzione mondiale. Dopo la conclusione della seconda guerra mondiale (1945), stante l'importanza del ruolo che vi avevano avuto, divennero la principale potenza mondiale anche dal punto di vista politico, insieme all'U.R.S.S, assumendo poi la posizione di guida delle potenze capitalistiche durante la Guerra Fredda. Dopo il 1945, gli Stati Uniti sono stati variamente coinvolti, stante il ruolo di superpotenza, in diversi conflitti extraterritoriali. La loro posizione si è ulteriormente rafforzata col crollo della rivale Unione Sovietica (1991) e la sua frammentazione. In seguito all'attacco terroristico al World Trade Center, avvenuto l'11 settembre 2001, gli Stati Uniti hanno esteso la cosiddetta lotta al terrorismo oltre i confini nazionali, ingaggiando guerra in Afghanistan contro i talebani e in seguito in Iraq contro la dittatura di Saddam Hussein e i suoi sostenitori iracheni.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Posta un commento